Il nostro Paese ha sempre denigrato il metallo pesante, eppure il belcanto è solito attingere a piene mani dalla "musica di Satana". Indaghiamo sul perché di questa ipocrisia.
Quell'ampio calderone di musica, stili di vita, immaginario e quant'altro che siamo soliti etichettare come "Metal" è sempre stato in Italia, anche se confinato in un contesto underground, circondato da un alone di mistero, misticismo, a volte sfiga, ma anche, diciamocelo, di ignoranza e scarsa conoscenza del fenomeno. Questo perché il Metal ha ormai una storia talmente vasta nello spazio e nel tempo da contenere al suo interno un vero e proprio universo, una costellazione variegata che può potenzialmente essere interpretata in vari modi e parlare, in positivo o in negativo, a un largo spettro di soggettività—arrivando fino alle più apparentemente impensabili. Da vari anni ormai assistiamo infatti a una crescente appropriazione del vocabolario letterario, visivo e sonoro Metal da parte di mega-star del pop internazionale come Rihanna, Justin Bieber, Lady Gaga e molti altri. Quello che non tutti sanno è che la "nostra" musica leggera, il bel canto italiano, produce fuoriclasse del riciclo Metal ormai da decenni. Per iniziare, ascoltate Vasco Rossi nel brano "Dimentichiamoci questa città" (1981) e confrontatelo con "Living AfteMidnight" dei Judas Priest (1980):